SPOLETO54, "GIULIETT' E ROMEO - M' ENGOLFI L' CORE, AMORE" FA DISCUTERE, MENTRE IL ROMANO CROLLA DALLE RISATE PER TIMI (foto TO®)

(Carlo Vantaggioli)-Si cercava disperatamente da giorni qualche spettacolo di Spoleto54 che scatenasse furibonde dispute come ai bei tempi andati ? Ebbene da ieri sera il piatto è servito. All’uscita del Teatro Romano, dopo lo spettacolo “Giuliett′e Romeo - m′engolfi l′core, amore” di e con Filippo Timi, apriti cielo! S’è visto e sentito di tutto, nulla di paragonabile persino all’aspra discussione sul concerto in piazza con la musica di Gershwin di Spoleto52. Addetti ai lavori, attori e registi, che con sorrisi tiratissimi, accennando al potere mediatico conquistato da Timi, sentenziavano “si ride molto ma…è una cagata”. Ragazzi giovanissimi che non finivano di dire “ganzo, bello, mi sono ammazzato dalle risate…”. Le cariatidi festivaliere, che non mancano mai, sdegnate perché lo spettacolo non è da Festival dei Due Mondi, ed una coppia di agitate 40enni del nord, che salendo eccitate le scale del Romano si dicevano tra loro sghignazzando “Lo inviterei a prendere il tè, Timi …”. Si, il tè, come no…

Una Babilonia indecifrabile, se non fosse che il Teatro era quasi pieno, almeno 600 persone, e risate che, se le orecchie non ci ingannano, sono state costanti dal primo all’ultimo minuto di tutta la rappresentazione. Degli applausi e delle chiamate alla ribalta al termine dello spettacolo non ne parliamo. Nessuno ha fatto meglio sin’ora.

Che sarebbe stato uno Show più che uno spettacolo, lo si era già capito quando al primo apparire di Timi alla ribalta, dal numeroso pubblico femminile presente si sono alzati i tipici gridolini da groupies come ai concerti rock. Il resto è stato un crescendo.

Ma che tipo di spettacolo è quello che Timi ha messo in piedi con il Teatro Stabile dell’Umbria?

La prima sensazione è di un mix tra “Il Circo” di Fellini e la tradizione teatrale popolare seicentesca. Tutto molto eccessivo, ridondante, colori choc, linguaggio più che boccaccesco, voci impostate su registri esagerati, caratterizzazione dei personaggi quasi al limite del parossistico, luci di scena che illuminano dal basso. La trama è liberamente riadattata e così i personaggi presenti nella piece diventano 5 rispetto a quelli previsti da Shakespeare. Una Balia, con spiccato accento pugliese, la faccia verde ed un corpo alla “Bibendum” il famoso omino della Michelin;

un Mercuzio che sembra tratto dall’iconografia classica dell’uomo forzuto del circo, con un bilanciere in mano, l’accento meta-ternano ed un vocione cavernicolo;

una Giulietta sbrindellata in tacchi a spillo, discotecara da Red Zone, apparentemente uscita da un set televisivo qualsiasi di Maria De Filippi e con la pancia e l’ombelico esposti a mò di ciambella Donuts ma senza la glassa;

un Romeo vestito alla Pierrot e con la vocina, come quella che Paolo Poli dava al Pinocchio di Collodi, tremebondo ed in preda a continui attacchi d’ansia, tanto che spesso nei momenti cruciali va seminando minzioni corporali di qua e di là.

 Ed infine un Cupido (Timi), “con la D di dado…”, con due alucce smunte e afflosciate, i calzini di spugna con la riga, i calzoncini “allo sport”, che la sa lunga su tutto lo scibile amoroso. Sia detto, tutti molto bravi.

Il teatro, tutto concede agli autori quando questi vogliono parlare di qualcosa e così l’ utilizzo del dialetto perugino per “parlar d’amore”, risulta molto meno banale di quanto sembra. Che ci sia una tendenza ad eccedere in coloriture (leggi parolacce), alla fine non disturba più di tanto. Molto peggio l’italiota di certi politici che spacciano per serie, bufale inenarrabili. In fondo il Grammelot di Dario Fo ne è un esempio illuminante, quanto ad efficacia e radice popolare. E quello ha preso il Nobel. Non si capisce quindi lo scandalo ed i labbrucci a culo di gallina per “Giuliett′e Romeo - m′engolfi l′core, amore”.

Certo dirlo a Spoleto, in Umbria, può sembrare facile. Più difficile quanto la piece verrà rappresentata a Gavirate (VA). Ma in questo caso la certezza è il prodotto confezionato a regola d’arte a marchio Timi. E che Filippo Timi ormai sia un fenomeno mediatico che piace da nord a sud, dal Manzanarre al Reno, non v’è dubbio alcuno.

Tra le risate generali ne spiccava una, in particolar modo ieri sera, che sembra provenisse da Piazza della Libertà. C’è qualcuno che giura di aver visto dietro un angolo un signore in pantaloni rossi che sghignazzava a più non posso. Pare fosse un tal…ah si, Sig. Ferrara. Se è quel signore che conosciamo anche noi, domani ci potrebbe essere in giro per Spoleto una giacca rosa con cuoricini applicati. Del resto “è l’amore che salverà il mondo”, l’ha detto anche Timi !

 

Teatro Stabile dell′Umbria presenta

Giuliett′e Romeo - m′engolfi l′core, amore

la famosa storia di du giovani innamorati in volgare perugino

riscrittura in volgare perugino di Romeo e Giulietta di William Shakespeare

di e con Filippo Timi

e con Lucia Mascino

Vittoria Chiacchella, Luca Rondolini, Mauro F Cardinali

 

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