"CROCIATE" PIACE AL PUBBLICO DI SPOLETO53 CHE TRIBUTA LUNGHI APPLAUSI (foto I.Trabalza)

Ieri sera il debutto di "Crociate" liberamente ispirato a “Nathan il saggio” di E. G. Lessing, con testo e regia di Gabriele Vacis, con Valerio Binasco, allestimento e scenofonia di Roberto Tarasco, per una produzione del Teatro Regionale Alessandrino.

La curiosità suscitata alla presentazione dello spettacolo alla stampa, è stata ripagata da una messa in scena che si lascia guardare e che non ti abbandona mai da solo, nemmeno nelle pause riflessive dell' attore monologante. Il concetto di attore "solo" davanti al pubblico fa tremare i polsi anche al più smaliziato degli artisti di teatro, ma Valerio Binasco è una sorta di "Fregoli", dotato di talento e simpatia scenica. Sa come solleticare le corde del pubblico sottolineando una nota musicale o un particolare momento del testo con una faccetta, un commento, uno sbuffo, un distendersi del corpo e se serve anche con qualche licenza poetica (leggasi parolaccia). Dell'argomento rappresentato se ne è parlato abbastanza anche in conferenza stampa, e a dire il vero, il tipo di approccio tenuto dal regista Gabriele Vacis, nella "libera interpretazione", dell'opera di Lessing "Nathan il saggio", non ci aveva entusiasmato molto. Il rifiuto tout court delle religioni come di un qualcosa che ha provocato solo disastri e guerre ci era parso eccessivo anche alla luce di una lettura storica magari viziata da qualche inesatezza o di un equivoco tra il concetto di "chiesa" e religione stessa. Non a caso, le parti che più suscitano attenzione e riflessione sono quelle non "liberamente ispirate", ma bensì le originali, capaci di una tale forza espressiva che a volte sbalordiscono per la loro attualità. Si declama in scena non solo Nathan di Lessing, ma anche brani della Divina Commedia e della Gerusalemme liberata di Tasso.

In parte così, alcune diffidenze sul modo di raccontare e suscitare riflessioni, provocate da "Crociate" sono rimaste intatte anche dopo aver visto lo spettacolo. E' bene chiarire però che non essendo critici teatrali "militanti", la cosa più corretta che si possa fare a favore dei lettori è parlare dei fatti salienti di uno spettacolo, non tralasciando però le emozioni che un opera suscita o meno in chi è seduto a teatro.

Ed i fatti salienti sono: Caio Melisso pieno in platea ed in qualche palco, buon segno nonostante l'orario al solito bizzarro (18,00); un pubblico attentissimo e sinceramente partecipe e a tratti divertito; una regia, aldilà del testo, evocativa e mai banale; una scenografia magistralmente impreziosita da una sapiente dazione luci; un bravissimo attore, forse anche un mancato imitatore per i molteplici giochi di voce fatti in scena; applausi scroscianti e almeno 5 chiamate alla ribalta.

Soddisfazione quindi per un nuovo spettacolo di prosa a Spoleto53 che cattura l'attenzione e che sceglie un argomento capace di suscitare riflessioni anche aspre e contrastanti.

In questo tipo di scelta, come già si era potuto notare per "Descendents of the eunuch Admiral", c'è stata la volontà del M° Ferrara di entrare nel vivo di una discussione artistica ed anche sociale della scena culturale di questo paese.

Tuttavia una riflessione personale ci sia concessa.

"Crociate" è uno spettacolo che potrebbe fare il paio con i programmi televisivi di Marco Paolini, il Teatro di narrazione. Ma mentre Paolini è solitamente attratto da temi civili e contemporanei, che ben si prestano anche alla scelta di un recitato con inflessioni dialettali, o a derive narrative, in "Crociate" stona un pò parlare di religioni o dei Templari o del Saladino con qualche calata genovese- milanese o buttandola magari anche sul comico. Quando Totò imita Lawrence d'Arabia nel celeberrimo "Totò d'Arabia", uno se l'aspetta che la si butti in barzelletta senza rispetto per la narrazione storica. Alla fine, pur spogliandoci del più pernicioso conservatorismo culturale, non siamo riusciti a coinvolgerci più di tanto per la libera interpretazione dell'opera di Lessing. Da Vacis e Binasco magari uno si aspetta altro, anzi siamo sicuri  c'è dell'altro. O forse, più semplicemente, non abbiamo compreso.

Per il resto, che tornino a Spoleto altre cento "Crociate".

(Carlo Vantaggioli)

 

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