FESTIVAL, RUFUS WAINWRIGHT INCANTA IL PUBBLICO E SI COMMUOVE PENSANDO ALLA MAMMA (Foto I. Trabalza)

di Francesco De Augustinis

Uno degli eventi più attesi del Festival di quest’anno non ha mancato l’appuntamento con l’emozione. Rufus Wainwright, “il pù grande songwriter del mondo”, così lo ha definito Elton John,  ha conquistato brillantemente un Teatro Nuovo finalmente gremito di spettatori (anche se qualche palco vuoto non mancava).

“All days are nights: songs for Lulu”, dall’ultimo album dell’artista statunitense presentato in’esclusiva per il Festival dei 2 Mondi, è stato acclamato allo stesso modo dai fan di Wanwright come da chi si è trovato ad ascoltarlo per la prima volta.

Cantautore tra il pop e l’opera, pianista virtuoso e dotato di una voce dall’incredibile versatilità, Wainwright è noto in tutto il mondo per aver firmato album di grande successo (Poses, per citarne uno), brani che spaziano dalle colonne sonore di film (celebre la sua versione di Hallelujah per il cartoon Shrek) alla declinazione in musica dei “sonetti” di Shakespeare.

Un’opera ibrida, la sua, che lo ha reso particolarmente apprezzato dal pubblico e osannato dalla critica come uno dei più grandi ed innovativi compositori. .

Fra il pubblico, oltre al quartier generale del festival, anche il genio musicale italiano Mario Venuti e l’attore Michele Placido.

Il concerto si è aperto con alcune canzoni tratte prevalentemente dall’ultimo album, tra cui “Who are you New York?” dove la splendida voce dell’artista (che a tratti ricordava il Tom Yorke dei Radiohead) si intreccia al ricercato accompagnamento pianistico. Una esecuzione che lo stesso protagonista, scherzando con il pubblico, ha presentato come “incredibilmente difficili… chissà se riuscirò a finirla?”.

Per tutto il concerto, Rufus si è mostrato al pubblico spoletino anche in un’inattesa veste di showman, intervallando le proprie esibizioni con  continue battute. Sulla sua visita in Italia, “la pizza che mi è rimasta sullo stomaco!”, e i tanti, tantissimi doppi sensi a sfondo (omo)sessuale: “Ho fatto shopping a Spoleto, ho acquistato anche un orologio....sono stato tutto il giorno in cerca di un Pinocchio da comprare... sapete com’è, adoro le cose che si allungano...”.

Da qui in poi il concerto è stato letteralmente un crescendo. Se Wainwright, solo sul palco con il suo pianoforte, ha stupito per l’abilità, lo spettacolo è diventato più coinvolgente quando a salire sul palco è stato il giovane direttore d’orchestra Stephen Oremus che si è seduto al pianoforte  permettendo così al cantante di concentrarsi unicamente sulla propria voce.

Ma il momento più emozionante è stato quando il concerto si è arricchito del contributo dell’orchestra Berliner Ensemble, nell’esecuzione di tre “Shakespeare sonette”, musicati dallo stesso Wainwright (andati in scena al Festival per la regia di Bob Wilson).

L’occasione di sentire i sonetti interpretati direttamente da chi li ha musicati, è stata memorabile e senza precedenti.

In particolare il “Sonetto 87” (Arrivederci! tu arte troppo cara per il mio possesso) che il cantautore ha voluto leggere prima di interpretarlo.

Nel bis, invocato a gran voce dalla platea, c’è spazio per altri brani al pianoforte (con Oremus), e per dar nuova prova delle capacità vocali del cantante, che raggiunge con grande effetto i toni acuti di un brano per voce femminile.

Il finale sottolinea il filo conduttore autobriografico del suo ultimo album: ecco quindi la canzone dedicata a New York (città natale di Wainwright, trasferito poi giovanissimo in Canada) e quella alla sorella Martha. Sentimenti fortissimi quelli che lo legano alla famiglia: figlio dei cantanti folk Loudon Wainwright e Kate Mcgarrigle (si separarono quando era ancora adolescente), Rufus fece il suo primo tour a 13 anni insieme alla mamma, la zia Anna, e la sorella Kate che formavano la band “Mc Garrigle Sisters and Family”.

Commovente l’ultimo brano dedicato ieri sera proprio alla mamma Kate, scomparsa a gennaio dopo una lunga malattia, e “a tutti i fans per l’affetto ricevuto durante la nostra tragedia famigliare”.  

Terminato il concerto, l’artista, accompagnato dai propri collaboratori e musicisti, è stato ospite a cena di Rossobastardo, il noto locale divenuto ormai una tappa fissa per tutti gli artisti del festival. A sentir i ben informati, Rufus, che ripartirà domattina per New York, avrebbe stretto amicizia con un giovane e aitante spoletino.  

 

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Foto Ivano Trabalza Studio per Tuttoggi.info