A COLLOQUIO CON MONS. FISICHELLA. FRA VITA E MORTE, STAMINALI E TESTAMENTO BIOLOGICO E LE… FIDANZATINE. ALLA FRAU LE CITAZIONI DI KANT, PASCAL, BOBBIO E QUEL RIFERIMENTO AL ‘CASO’ BERLUSCONI

Non si vive di solo balletto, nè di solo teatro, nè di sole mostre pittoriche. Per questo il Festival dei Due Mondi offre anche quest’anno alcune parentesi di "pacata conversazione tra grandi personaggi" - per dirla come il suo direttore Giorgio Ferrara - "diversa da quella che si consuma abitualmente negli studi tv”. Davanti a un buon pubblico, ansioso come lui di elevarsi sulla paccottiglia televisiva, sabato sera Ferrara ha introdotto in sala Frau due grandi personaggi chiamati a conversare di vita e di morte. Da una parte Monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la vita nonchè editorialista dell'Osservatore Romano. Dall'altra, a sostenere le ragioni della laicità, il direttore dello stesso quotidiano Giovanni Maria Vian un po' imbarazzato nella parte, da lui stesso definita con un bel guizzo autoironico, "dell'avvocato del diavolo". Al suo posto avrebbe dovuto esserci Ernesto Galli della Loggia, storico ed editorialista del Corriere della Sera costretto a saltare l’appuntamento per un lutto famigliare. Ne è scaturito un dialogo sotto forma d'intervista, "una conversazione tra dotto e ignorante", come ha scherzato Vian. Occasione di veder affrontati sobriamente, nell'atmosfera serena di una serata estiva, alcuni degli argomenti che hanno incendiato il dibattito tra mondo laico e cattolico nei mesi scorsi. Primo fra tutti, il caso Englaro e il progetto di legge sul testamento biologico in discussione al Parlamento. "Una legge è più che mai necessaria - ha ribadito Fisichella - la sentenza Eluana oggi rischia di fare giurisprudenza". Il Monsignore ha anche argomentato, con trasporto: "Mi hanno chiamato, in questi giorni, a commentare in televisione la tragedia di Viareggio. Ho avuto molte perplessità a dare la mia adesione, perchè davanti a certi fatti la ragione finisce per soccombere ed è meglio opporre il silenzio. Poi, certo, per un credente è fondamentale dare un senso al mistero della vita. Il senso io lo trovo nel fatto che amo e badi - si è rivolto a Vian - che non sto facendo poesia ma ragionamento. Una persona che sul lettino di ospedale ha accanto qualcuno che le tiene la mano e le offre il proprio amore, non vuole morire. Nemmeno quando si trovi in coma". In mancanza di un serrato contradditorio, la conversazione ha avuto il pregio di entrare un po' più in profondità su alcuni nodi incandescenti del confronto tra laici e cattolici. Alla domanda di Giovanni Maria Vian - "perchè la Chiesa è spesso accusata di oscurantismo" -, Fisichella ha risposto citando il caso della ricerca sulle cellule staminali negli embrioni: "Proviamo a non fermarci davanti al discorso ‘in generale’. Diciamo innanzitutto che la Chiesa non si oppone alla ricerca scientifica, cerca bensì di fissare alcuni paletti per quanto riguarda l'uso. L'applicazione scientifica non può andare solo a vantaggio di qualcuno, non può fare selezione a danno di altri. Ma soprattutto ricordiamo esistono molti ricercatori i quali oggi sostengono che la crioconservazione degli embrioni è inutile. Questi ricercatori preferiscono puntare sulla ricerca a partire dalle cellule adulte, che ha portato a guarire già 200 malattie". Spazio anche per una riflessione sul peso che hanno nel dibattito gli investimenti delle ditte farmaceutiche: "Dopo che Obama ha azzerato i limiti alla ricerca su cellule staminali, il titolo di una nota casa farmaceutica è schizzato del 107% in Borsa". A proposito di rapporti con il mondo laico, Fisichella ha anche rivendicato i molti punti in comune tra le due sensibilità, citando in particolare le parole di filosofi come Bobbio e Kant sulla difesa della vita e la dignità dell'essere umano. "La vita umana non può avere un prezzo e non può subire discriminazioni. Fino a quarant'anni fa chi aveva un figlio handicappato lo nascondeva. Se oggi non è più così, ciò è avvenuto per un cambio di mentalità che rappresenta una conquista per il mondo laico come per quello cattolico". Quando poi Vian ha chiesto al Monsignore perchè la nostra società tenda sempre più a rimuovere la morte, la risposta è stata piuttosto franca: "I cimiteri li abbiamo spostati fuori dalle città, ma poi ritroviamo agli angoli di ogni strada fiori e bigliettini che ricordano tante singole tragedie. Certamente quello che salta agli occhi è una sorta di diffuso e pernicioso giovanilismo. Non ci si rassegna a vivere i settant'anni apprezzando il valore autentico di un'età come quella. Pascal diceva che gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno deciso di non pensarci per rendersi felici". E alla riflessione susseguente di Vian - "all'opposto, i bambini tendono ad essere sempre più precoci" -, Fisichella ha posto questa glossa: "E' vero. Poi arrivano a settant'anni e rivogliono la fidanzatina". (Martino Villosio)