VIAGGIO NELLA NOTTE FESTIVALIERA. FRA ARTISTI E DANZATRICI DEL VENTRE (Foto - Video: l'ombelico del mondo)

Per addentare la notte spoletina, la fantasia eccitata da racconti di leggendaria bizzarria, una bella passeggiata per via del Corso, salendo verso piazza del Mercato per poi scendere in piazza Duomo. Per assaggiare Spoleto by night, tastare il polso del rapporto tra la città e il Festival dei Due Mondi. Negli anni del massimo splendore era di notte, a margine di spettacoli e performance, che la corte rutilante di Menotti si riversava nel centro storico per avvinghiarsi alla città e trascinarla con sé in una miracolosa simbiosi. Anche ieri sera la città viveva e respirava ancora aria di Festival, anche se a ritmi meno febbrili di un tempo. Al tavolo di un ristorante, in piazza della Libertà, cinque amici hanno appena finito di cenare. Sono tutti spoletini, tutti cresciuti a pane e Festival. "Quest'anno mi sembra di vedere un clima e un programma migliori rispetto agli ultimi anni. Ci sono artisti di grande fama", spiega Graziano. Anche lui, come gli altri, rimpiange un periodo "altro", in cui "ci si dava appuntamento la sera apposta per girare lungo il corso, la città rispondeva in modo un po' più costruttivo". "Anche gli artisti oggi partecipano un po' meno", puntualizza Fulvio. Donatella però uno spettacolo è andata già a vederlo: "L'ultimo nastro di Krapp". Piaciuto? "Decisamente". E Alessia andrà sicuramente al concerto conclusivo in piazza Duomo: "faccio la mascherina".

L'aria è freschina, il centro storico un via vai di volti e di voci in una luce soffusa: tante famiglie, pochi bohemien. Certo, è giovedì sera e i bei tempi, come dice il motto, sono andati.

Quando incontri un ragazzo francese, che ti descrive Spoleto citando Calvino ("città strana, una specie di città invisibile e suggestionante"), capisci che il Festival è ancora in grado di attrarre e affascinare qualche mente originale.

E i giovani spoletini? Carlo e Silvia sono davanti a una gelateria in piazza del Mercato. "Siamo contenti dell'edizione di quest'anno. Noi al Festival siamo affezionati così com'è. Ci dà la possibilità di vedere ottimi spettacoli", dice Carlo, 26 anni, che ha già visto la commedia "Un piccolo gioco senza conseguenze". Insieme si godranno l'omaggio a Pina Bausch, fra i fortunati che hanno trovato i biglietti. L'altro giorno, raccontano, si sono imbattuti in un solitario Mogol che passeggiava per le vie del centro cittadino. E pazienza se l'esposizione fotografica in cima a piazza Duomo, aperta fino a tarda serata, mostra dalle pareti parolieri di maggior calibro: da Moravia ad Ezra Pound. Pazienza, se l'artista Franco Troiani (che ospita nel suo studio le opere di due giovani francesi) rimpiange i tempi in cui "le mostre si facevano anche nelle cantine, gli spoletini ospitavano in casa gli artisti squattrinati e di notte per la città non riuscivi neanche a camminare".

Il battesimo da Festival, per chi scrive, ha comunque un sapore e un profumo insoliti. Come l'incontro con gli artisti del New York City Ballett, seduti al tavolaccio in legno di una Trattoria dietro la via del Corso: sono qui anche loro per la prima volta, anche se conoscevano Spoleto per la sua fama. E non solo per i racconti del loro compianto coreografo, Jerome Robbins. "Glad to be here, Spoleto is very famous in our city". Sono entusiasti, perchè Spoleto è famosa anche nella Grande Mela. Cosa faranno nel dopo cena? "Cerchiamo un locale per fare il karaoke e ballare". Ancora? "Si, ma stanotte solo musica dance". Per chi cerca qualcosa di insolito è possibile anche trovare uno spettacolo di danza del ventre. Quanto offriva ieri Rossobastardolive, il locale di Via del Mercato dove la spoletina Irene Copolutti e Maria Chiara Ricciarelli hanno danzato arrivando a coinvolgere anche il pubblico. Uno spettacolo che ripresenteranno lunedì prossimo, alle 18, davanti al San Lorenzo. Impossibile saperne di più. "E' una sorpresa" dice Irene, vestita alla orientale maniera. (Martino Villosio)