XFICTION: RAUL GABRIEL, IL VISIONARIO “LA RINASCITA E' NEI RUDERI” (Photogallery)

“Camminavo di notte per la periferia londinese, all’improvviso sono stato folgorato dalla luci di un semaforo. Giallo, rosso e verde, la perfezione del numero tre”. Fuori dall’ex chiesa di San Simone e Giuda, l’artista Raul Gabriel spiega la genesi di “Xfiction”, l’opera che ha portato a Spoleto per il Festival dei Due Mondi. Il suo linguaggio è un po’ sconclusionato, fedele a tutti i cliché dell’artista visionario “a tutti i costi”.

Dentro la chiesa, poi, il suo lavoro emoziona. Nell’immenso spazio, nudo e sconsacrato, dell’edificio, Gabriel ha sistemato la sua installazione audiovisiva. In fondo alla navata centrale, la proiezione cangiante di un corpo con le braccia allargate. L’immagine è grigia, trasparente, con due macchie più scure che appaiono e scompaiono all’altezza del torace e del ventre (avvolto in una specie di panno). Quasi una radiografia di Cristo in croce. “E’ la sagoma di un mio amico di Londra: l’ho fatto mettere seminudo, in quella posizione, su di un ceppo. Poi l’ho registrato con la videocamerina”, spiega l’artista. Le voci e i commenti dei passanti, registrati puntualmente da Gabriel, rimbombano per tutta la chiesa. Sono distorti, rallentati e fragorosi, mescolati uno con l’altro in un’unica massa confusa che sale e scende in intensità. Come un orso che respira, o la pancia di una balena.

Ogni tanto il rumore, diffuso da due casse, sembra schiantarsi contro le pareti della chiesa. La suggestione è favorita dai molti calcinacci ammassati ai bordi delle navate laterali.

“Quando mi hanno proposto questo spazio per accogliere la mia installazione, ho trovato che fosse ideale”, spiega Gabriel. Con i suoi ruderi e la sua solenne desolazione, la chiesa di San Simone e Giuda ha offerto all’artista le stesse positive sensazioni delle grandi periferie urbane. “Negli scenari di degrado c’è sempre una grande potenza generatrice”. Più che un culto romantico delle rovine declinato nel XXI secolo, dunque, quella dell’artista appare come una ricerca di vitalità proprio laddove sembra più mortificata o imprigionata. “Il mistero è nella banalità”, continua, “nelle luci di un semaforo in un quartiere povero, che hanno sullo sfondo quelle della City. E diventano un presagio per quest’ultime”. Non solo, il mistero è anche “nelle parole dei passanti che camminano per una città. Che commentato un uomo crocefisso o seminudo. Anche nella nostra conversazione. Forse lei non l’ha ancora scoperto – dice guardando il cronista - quando lo scoprirà cominceranno i suoi problemi”. Per sabato 4 luglio, alle ore 18.00, è prevista la conferenza-dibattito dell’artista nella stessa chiesa di San Simone e Giuda. (Martino Villosio)