FESTIVAL, E’ MORTA LA MODA. ARTE PROFANA O PROFANAZIONE DELL’ARTE? (Foto Tuttoggi.info)
Arte profana o profanazione dell’arte? La domanda è il punto di partenza per comprendere l’esposizione scultorea e l’elaborazione grafica delle bare di Mauro Cuppone, voluto a Spoleto dal direttore artistico del Museo Carandente, Gianluca Marziani. Le opere esposte nella chiesa dei Santissimi Giovanni e Paolo (struttura francescana del 1174 oggi sconsacrata), lasciano senza risposta lo spettatore. Una serie di bare rivestite dei simboli delle più note case di moda (dove, fra gli altri, si riconoscono i marchi di Valentino, Chanel, Moschino) sfilano davanti ai nostri occhi come sintesi di due esperienze di vita che coinvolgono tutti gli uomini: la moda e la morte. Inutile cercare un significato intrinseco nell’opera stessa; più appropriato cercare una simbologia della ricerca di un feticcio che, grazie alla capacità di mimetizzarsi con gli oggetti di uso quotidiano, esorcizzi l’atavica paura della morte. Entrando nella chiesa di San Giovanni e Paolo l’occhio è attratto più dagli incantevoli affreschi sacri, dalle scritte gotiche, dall’abside rialzato che dalla sfilata delle bare che sembrano barche alla deriva in acque nemiche. La sostanza e la forma dell’opera lasciano il posto a un messaggio che sembra più pubblicitario che artistico, una provocazione che espropria il concetto stesso di moda legato alla visibilità e lo indirizza verso il sottosuolo, nell’invisibilità. (Luca Biribanti)
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