IL CUT PRESENTA L'ESPERIENZA PSICONAUTICA IN "BATTITO D'ALI NOTTURNO" (foto Tuttoggi)

di Carlo Vantaggioli

Se i giornalisti presenti, pochi per la verità, immaginavano ieri pomeriggio di partecipare ad una conferenza stampa di presentazione della compagnia del Cut (Centro Universitario Teatrale di Perugia) e del loro spettacolo in programma a Spoleto53, in realtà si sono dovuti ricredere rapidamente allorquando si sono trovati ad assistere ad una interessantissima lezione di teatro tenuta da Ludwik Flaszen, docente di Drammaturgia Scenica presso il Cut, assistito ed introdotto nella lettura di un testo dal regista dello spettacolo, Roberto Ruggieri.

L'esperienza psiconautica consiste in una ardita osmosi spirituale tra spettatore e attore dove quest'ultimo è alla ricerca di una " trama interiore" che porti all'integrità dell'individuo. Lo spettacolo "Battiti d'ali notturno" è la ricerca, attraverso una serie di riti "performativi", di questa via interiore ed il pubblico diventa il testimone di questa ricerca, con la possibilità esso stesso di incamminarsi verso una via analoga.

Non facile indubbiamente, anzi decisamente per addetti ai lavori, verrebbe da dire, se non fosse per l'intervento dello straordinario personaggio, Ludwik Flaszen, che con una viso ieratico da Yogi e con pacatezza della voce, seppure incerta nella lingua italiana, rende il tema della psiconautica così leggero che al Meeting Point si annullano anche i consueti fastidiosissimi strombazzamenti e "sgassamenti" delle auto che transitano per via Filitteria.

Flaszen, davanti ad una silenziosa platea composta dagli stessi attori del Centro Universitario, si lascia andare ad un excursus tra lo storico ed il didattico dove giganteggia la figura di Jerzy Grotowski di cui lo stesso Flaszen è stato "apostolo", come ricorda con un sorriso accativante.

La narrazione dell'esperienza grotwskiana e la sua diretta emanazione, il Teatro Povero, all'interno della compagnia "Laboratorium" nato a Breslavia nel 1965, è anche un viaggio attraverso la rigidità intellettuale dei regimi dell'Est ai tempi del Muro di Berlino e della tecnica per fuggire dalla censura prima, e dell'ardita ricerca intelletuale e fisica verso esperienze come quella induista poi.

In verità dalle parole di Flaszen si intuisce come la ricerca interiore di Grotowski ha connotati fortemente influenzati, a nostro parere, da esperienze umanistiche e spirituali le cui tracce affondano nel fermento esoterico di inzio '900, tra teosofia e antroposofia prima ancora che induista. Lo stesso concetto grotowskiano di eliminare e non insegnare qualcosa ( via negativa), o del rigoroso allenamento fisico e vocale degli attori ne è un esempio calzante. Appare significativa l'analogia con alcune delle esperienza di Georges Ivanovi� Gurdjieff.

Flaszen, intende quindi far capire alla platea degli attori e dei pochi giornalisti di chi è figlia l'esperienza Psiconautica e di come si debba insistere sempre più nella creazione di "piccoli organismi" di lavoro teatrale capaci di "non farsi sgozzare", amplificando quella sorta di autonomia individuale che permette di non essere preda del censore. In questo si sente tutta l'esperienza personale di attore prima ancora che di docente ai tempi dei regimi socialisti dei paesi dell'Est.

Nell'essenzialità dell'esperienza del Teatro Povero, assume un riferimento simbolico la memoria di uno spettacolo di Grotwski, "Il Principe Costant", raccontato da Roberto Ruggieri dove l'unico elemento scenico a parte i costumi era un solitario proiettore indirizzato verso una quinta nemmeno determinante nella narrazione dell'opera.

E' solo l'attore l'unico punto di riferimento del Teatro Povero prima e della Psiconautica poi. E sui di lui ricade anche la speranza che "non facendosi sgozzare" riesca a trasmettere la sua esperienza come via da percorrere anche nella vita profana e materiale di tutti i giorni.